Criptovalute e cyber crime

l boom delle monete virtuali ovvero le criptovalute,  è in continua crescita e di conseguenza aumenta il rischio di truffe ad esse legate. Pare infatti che, stando ai ricercatori di Eset, seppure in Italia l’incidenza di JS/Coinminer (malware per il mining delle cripto valute) abbia avuto negli ultimi due mesi una battuta d’arresto abbassandosi dal picco del 32% di gennaio 2018 al 18% di inizio marzo, in alcune nazioni europee il livello di rischi è ancora alle stelle.

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Cybercrime e cripto valute, i dati Europol

Secondo dei dati raccolti da Europol a inizio febbraio, dai tre ai quattro miliardi di sterline di soldi sporchi in Europa sono stati ripuliti grazie alle criptovalute. Il 10 febbraio scorso un exchange (piattaforma di scambio) di criptovalute italiana, BitGrail, ha subito una perdita du circa 17 milioni di token a causa di una criptovaluta denominata Nano, pari a un valore di mercato di circa 170 milioni di dollari. E sempre a febbraio, Bank of America, Citigroup, JP Morgan, Capital One e Discover hanno espresso divieto ai propri clienti di usare le loro carte per l’acquisto di criptovalute.

Non c’è dubbio, il tema delle criptovalute e del cryptocurrency mining è oggi un punto focale, così come la ricerca in questo ambito è al centro delle continue analisi e ricerca delle società di sicurezza. A fine gennaio, i ricercatori di ProofPoint sono stati capaci di identificare e aiutare a smantellare una parte di una grande botnet denominata Smominru che aveva portato guadagni ai suoi autori per un importo pari a $3,6 milioni in criptovaluta Monero.

Criptovalute e crimine virtuale, la parola degli esperti

Darien Huss, Senior Security Research Engineer, Proofpoint sostiene che «si è arrivati alla conclusione che i criminali rubano bitcoin ad altri criminali reindirizzando i pagamenti dei riscatti da ransomware». Gli operatori del proxy hanno per esempio apportato delle modifiche alla sorgente delle pagine web usate per i pagamenti, sostituendo gli indirizzi Bitcoin del ransomware controllato dall’autore con i loro.

Huss ha aggiunto anche che «Abbiamo inoltre avuto modo di confermare che il ransomware è stata la principale minaccia via email nel quarto trimestre 2017, presentandosi nel 57% dei messaggi malevoli, e che le fluttuazioni nel valore delle criptovalute erano associate a un cambiamento nei pagamenti di riscatto. Le richieste di pagamento in Bitcoin sono scese del 73% tra il terzo e il quarto trimestre e gli attacker hanno preferito fissare importi in dollari o valuta locale».

I cybercriminali sono a caccia sempre e solo di soldi, e non è una sorpresa che fiutino anche le criptovalute.

Il prezzo dei bitcoin, legame con il phishing?

Huss ha dato pure coferma che si è avuto un aumento del prezzo dei bitcoin, che è stato correlato a un incremento degli attacchi di phishing. Le perdite potenziali sono infinite e ogni volta che i cybercriminali puntano a wallet ed exchange riescono a trarre vantaggio dalla curiosità dei consumatori. Detto ciò, è palese che i criminali siano accorti alle fluttuazioni di mercato.

La volatilità nel valore delle criptovalute potrebbe essere una delle chiavi per andare a ridurre le richieste di riscatto in Bitcoin e potrebbe addirittura influenzare quali ransomware strain si selezionano dai cybercriminali per le loro campagne.

Che dire, il mondo del web è vasto ed è possibile guadagnare soldi in modo legale come spiega anche questa guida su come guadagnare con il forex.

Alessia Bianchi

Internet addicted, amante della tecnologia scrive guide e news utili rispondendo a domande come codici sconto, come fare, i perche etc etc.